"Ora le madeleine le facciamo noi", i lavoratori salvano i biscotti di Proust

Francia. L'antico biscottificio che nel 1850 ha inventato i famosi dolcetti è fallito. Ma i lavoratori hanno deciso di opporsi alla vendita di macchinari e ricette, per salvare una storia secolare. Ri

"Ora le madeleine le facciamo noi", i lavoratori salvano i biscotti di Proust

Ed ecco, macchinalmente, oppresso dalla giornata grigia e dalla previsione d'un triste domani, portai alle labbra un cucchiaino di tè, in cui avevo inzuppato un pezzo di "maddalena". Ma, nel momento stesso che quel sorso misto a briciole di focaccia toccò il mio palato, trasalii, attento a quanto avveniva in me di straordinario. Un piacere delizioso m'aveva invaso, isolato, senza nozione della sua causa.

Così Marcel Proust, nel primo libro dell'opera Alla ricerca del tempo perduto, immortalava uno dei dolci più celebri al mondo. Ad aver inventato le madeleine, nell'800, è un'antica biscotteria di Caen, in Normandia. Una ditta a cui si deve un prodotto imitato e diffuso in tutto il mondo, che ha continuato a lavorare per più di 150 anni e che oggi è fallita. La fabbrica secolare delle Madeleine ha chiuso e 37 dipendenti sono stati licenziati. Ma proprio loro hanno deciso di non arrendersi, per difendere il proprio lavoro e il primato di un'azienda che sentono loro. Al punto da rilanciare la produzione, lavorando senza salario.

Fondato nel lontano 1850, il biscottificio Jeannette (inizialmente chiamato Bosseil) è stato messo in liquidazione lo scorso 18 dicembre. La produzione si è fermata definitivamente il 28 gennaio. Aveva resistito anche ai bombaramenti aerei del 1944, durante i quali aveva continuato a produrre, ma è stato fermato dalla crisi economica. Dopo 164 anni di attività.

La Jeannette era da tempo in difficoltà. Già nel 2009 aveva fallito ed era stata rilevata dall'amministratore dell'industria dolciaria La Mère e da altri tre soci, ma nemmeno nuove ricette e certificazioni internazionali per la grande esportazione avevano funzionato. E così, nel novembre 2011, era arrivata una nuova dichiarazione di fallimento. A prendere in mano le ultime sorti della Jeannette era stata la società di investimento LGC, lanciando l'idea di costruire un nuovo stabilimento per rimpiazzare l'attuale, antico e situato in una zona residenziale. Un nulla di fatto, perché il sostegno delle banche che avevano promesso di finanziare l'iniziativa è venuto meno. Intanto, da un fatturato di 17 milioni di euro nel 2004, si è passati ai 6 di oggi.

Dopo il licenziamento di tutti i dipendenti, l'ultimo atto del declino della Jeannette doveva essere la vendita di tutti i macchinari a 10 potenziali acquirenti, alcuni dei quali provenienti dalla Bulgaria, per la somma di circa 375mila euro. È questo che gli ex dipendenti non hanno potuto tollerare. Alla fine di febbraio hanno manifestato di fronte alla fabbrica e, dopo un giro di consultazioni, l'hanno occupata. Quella che era nata come una protesta spontanea e dimostrativa si è trasformata in un picchetto permanente, che va avanti da settimane. E non è finita qui. Ventisette ex lavoratori – molti dei quali lavorano alla Jeannette da decenni – si sono opposti non soltanto alla dismissione dei macchinari, ma anche alla perdita delle ricette e alla vendita del marchio. Così, hanno deciso di far ripartire l'attività della biscotteria, di quella fabbrica che, pur essendo dipendenti, credono gli appartenga più che a chiunque altro.

Le famose madeleines sono nuovamente uscite dal forno. Lo scorso 27 febbraio, 3.610 confezioni sono state portate al mercato Saint-Sauveur di Caenb e in due ore non ne è rimasta una. Il ricavato di 3.000 euro è servito per finanziare nuove infornate, tanto sono stati prodotti altri 1.100 chili di madeleines, nuovamente acquistati in massa il 5 marzo. I giornali francesi hanno raccontato di “persone anziane, commosse da questo ricordo d'infanzia”. “Sembrava di stare in un libro di Proust”. 

Il sostegno da parte della cittadinanza di Caen ai lavoratori è massimo. Ora non resta che sperare in un finanziatore. Sembra che acquirenti svizzeri possano essere interessati, ma non è ancora certo se la fabbrica che ha inventato i dolci che hanno ispirato Proust sopravviverà.